I tempi dell'infanzia

Fa quel che può,
quel che non può non fa

Alberto Manzi
I bambini e le bambine fanno tutto in fretta, in modo più veloce di quanto i loro genitori desiderano e tutto lentamente quando si ha fretta. Le età cambiano, abbiamo i piccolissimi, i bambini delle scuole dell’obbligo, i ragazzini, con tante differenze, ma questo meccanismo si modifica con poche varianti.
Qualcosa si blocca o si rallenta, mentre altri aspetti evolutivi crescono con ritmi più consoni, su certe abilità si muovono come i gamberi, che sanno camminare all’indietro. In questa società, di corsa, non può che preoccupare. Le cause sono molteplici, ma l’ambiente familiare e sociale è il contesto su cui lavorare, ascoltare cosa ha funzionato e che inciampo si è incontrato.

Coinvolgere, non giudicare. Servono sempre almeno un paio di incontri per raccogliere la storia del bambino, della bambina e della sua famiglia.

Poi si comincia a vedere la situazione con prospettive diverse e portare i primi cambiamenti con i genitori. A volte lavoro solo con loro per i disagi che avvertono, agendo sulle dinamiche relazionali che muovono maggiori emozioni contraddittorie.
Le età dei bambini e delle bambine richiedono interventi diversi.
Con i piccolissimi, la mamma o il papà è in seduta con il figlio, con la figlia.

Gestisco da anni nidi di infanzia, questa esperienza mi aiuta molto a dare dei consigli pratici, efficaci, come se insegnassi ad un’educatrice inesperta, e, soprattutto, stempero le preoccupazioni.

I sintomi infantili che si presentano sono sul corpo, (ad esempio con disturbi nel ritmo sonno/veglia, con disagi nell’alimentazione, nell’equilibrarsi nel movimento), sono nel conflitto tra realtà del bambino e realtà esterne (come fobie, resistenze a lasciarsi toccare, il bisogno di essere sempre con qualcuno) sono nelle relazioni con i genitori, i parenti e gli altri, (aggressività, isolamento, iperattività).
Nell’approccio psicologico psicodinamico nel quale mi sono formata, spesso questi sintomi vengono letti come malesseri adattivi alle ansie che si incontrano nel percorso dello sviluppo, a paure inconsapevoli di essere invasi o abbandonati. A volte anche alimentate dall’ambiente familiare.

Nel legame affettivo con gli adulti possono infatti crearsi ambivalenze tra amore e odio, tra accondiscendenza e rigore, tra comportamenti amorevoli e quelli manipolatori.
Traumi lievi che si sommano con quelli della vita dei genitori, rappresentati, a volte, dalle tensioni mal gestite sui propri legami affetti, e poi le fatiche della vita lavorativa.

Ogni percorso è quindi molto attento e personalizzato sulla storia di quella famiglia, sulle risorse impiegate per affrontare il disagio, sulle possibilità di intervento, e ovviamente, sulla gravità della problematica.

I bambini e i ragazzini che vengono in seduta sono quelli che hanno desiderio di giocare tanto e parlare con una persona che sostanzialmente li incoraggia, li ascolta, prendendo a volte appunti su quello che dicono, tanto sono importanti, e li fa sentire credibili, all’interno di una nuova relazione affettiva, profonda che li rispetta.
Incontri di 45/50 minuti una volta a settimana, generalmente, ma appunto a misura della situazione. Spesso mi è necessario un confronto con altri esperti che affiancano la famiglia, nella crescita dei figli; per esempio pediatre, figure di sostegno della scuola, per rendere più completa la comprensione del mondo del bambino e della bambina. Si collabora insieme, per il benessere del minore.

I tempi individuali vanno rispettati, ma nello stesso tempo l’infanzia è un periodo molto delicato, intervenire subito agevola il ristabilire un equilibrio psicofisico su tutti gli aspetti.